Francesco Sberlati

Storia e provvidenza divina nella Gerusalemme liberata di Torquato Tasso

[Résumé]

L’intervento punta a dimostrare la compresenza di due livelli ideologici all’interno del poema tassiano : uno di tipo storiografico e l’altro di tipo teologico. Partendo dall’Allegoria dello stesso Tasso, si procederà ad analizzare le figure più significative dell’opera, riconducendole alle diverse fisionomie di un medesimo registro epico. Specialmente nella tipologia della virgo militans (Clorinda), è evidente la duplice funzionalità dell’elemento storico e dell’elemento religioso. La vergine guerriera, negazione del topos classico della ninfa, corrisponde idealmente ad una istanza di martirio e di sacrificio, consumato nella suprema castità delle armi che purificano con il sangue il peccato umano. L’intento di Tasso è infatti di rappresentare un mondo oggettivo completo, quello sorto nell’Europa cattolica in seguito alla irrimediabile frattura provocata dalla Riforma protestante. I due eventi storici che contribuiscono a assegnare alla Liberata il suo valore epocale sono la battaglia di Lepanto contro i Turchi ottomani del 1571 (livello storico) e il Concilio di Trento (livello teologico). Queste componenti sono essenziali nella lunga e controversa elaborazione del poema, il quale non a caso conoscerà la versione definitiva nel « fallimento » della Conquistata. La guerra religiosa si intende su due fronti : contro i nemici interni (protestanti) e contro i nemici esterni (musulmani/ottomani). Il mito storico delle Crociate, così come il protagonismo cavalleresco del condottiero Goffredo di Buglione, servono a dare alla Liberata la sua interna dialettica di conciliazione tra il senso provvidenziale della storia e la provvidenza divina, intesa come principio regolatore degli eventi. La liberazione del Santo Sepolcro diviene così, nella sensibilità collettiva di fine Cinquecento, l’emblema della vittoria del cattolicesimo riformato, il quale intravede nella « liberazione » e « riconquista » di Gerusalemme da parte delle armi cristiane l’antecedente ancestrale della battaglia di Lepanto. In questa prospettiva, l’epos tassiano si dimostra capace di introdurre grandi novità tematiche, le quali risaliranno fino agli autori delle generazioni barocche : l’individuo, ignaro dei disegni della provvidenza ma consapevole delle dinamiche storiche, riflette se stesso in una dimensione illusoria, dove la sfera morale trova una geniale confluenza nella grandiosa metafora della visio pacis. La contemplazione del panorama della città divina, del tutto indifferente alle leggi proprie della storia, si traduce così nella concreta vicenda della riconquista gerosolimitana: simbolo perenne di un avvenimento politico, riattualizzato nell’intimo sentire della coscienza cattolica cinquecentesca.

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